Nasce nell’890 da Hupaldo della famiglia dei Conti di Kirpurg di Dillingen e da Thetpirga.
Lo zio Adalberone è il vescovo e principe di Augusta e sarà lui che curerà la formazione del giovane chierico Ulderico, allorché mortogli il padre è costretto a rientrare ad Augusta, dopo aver trascorso gli anni dell’adolescenza nel famoso monastero di San Gallo in Svizzera.
Dell’esperienza trascorsa tra i benedettini Ulderico conserverà sempre un ottimo ricordo e la sua vita rimarrà sempre improntata allo stile tipico voluto da San Benedetto l'”ora et labora”.
Lo zio vescovo Adalberone, descritto negli annali come “personaggio assai dotto, distinto cultore dell’arte della musica, magnifico e potente principe che condivide con il re di Germania il peso del governo dello stato”, nell’anno 908 avvia il nipote al sacerdozio, affidandogli l’amministrazione dei beni privati e pubblici del vescovado e dandogli modo di terminare gli studi intrapresi nel monastero.
Lo zio Adalberone è il vescovo e principe di Augusta e sarà lui che curerà la formazione del giovane chierico Ulderico, allorché mortogli il padre è costretto a rientrare ad Augusta, dopo aver trascorso gli anni dell’adolescenza nel famoso monastero di San Gallo in Svizzera.
Dell’esperienza trascorsa tra i benedettini Ulderico conserverà sempre un ottimo ricordo e la sua vita rimarrà sempre improntata allo stile tipico voluto da San Benedetto l'”ora et labora”.
Lo zio vescovo Adalberone, descritto negli annali come “personaggio assai dotto, distinto cultore dell’arte della musica, magnifico e potente principe che condivide con il re di Germania il peso del governo dello stato”, nell’anno 908 avvia il nipote al sacerdozio, affidandogli l’amministrazione dei beni privati e pubblici del vescovado e dandogli modo di terminare gli studi intrapresi nel monastero.
Nasce nell’890 da Hupaldo della famiglia dei Conti di Kirpurg di Dillingen e da Thetpirga.
Lo zio Adalberone è il vescovo e principe di Augusta e sarà lui che curerà la formazione del giovane chierico Ulderico, allorché mortogli il padre è costretto a rientrare ad Augusta, dopo aver trascorso gli anni dell’adolescenza nel famoso monastero di San Gallo in Svizzera.
Dell’esperienza trascorsa tra i benedettini Ulderico conserverà sempre un ottimo ricordo e la sua vita rimarrà sempre improntata allo stile tipico voluto da San Benedetto l'”ora et labora”.Lo zio vescovo Adalberone, descritto negli annali come “personaggio assai dotto, distinto cultore dell’arte della musica, magnifico e potente principe che condivide con il re di Germania il peso del governo dello stato”, nell’anno 908 avvia il nipote al sacerdozio, affidandogli l’amministrazione dei beni privati e pubblici del vescovado e dandogli modo di terminare gli studi intrapresi nel monastero.
Lo zio Adalberone è il vescovo e principe di Augusta e sarà lui che curerà la formazione del giovane chierico Ulderico, allorché mortogli il padre è costretto a rientrare ad Augusta, dopo aver trascorso gli anni dell’adolescenza nel famoso monastero di San Gallo in Svizzera.
Dell’esperienza trascorsa tra i benedettini Ulderico conserverà sempre un ottimo ricordo e la sua vita rimarrà sempre improntata allo stile tipico voluto da San Benedetto l'”ora et labora”.Lo zio vescovo Adalberone, descritto negli annali come “personaggio assai dotto, distinto cultore dell’arte della musica, magnifico e potente principe che condivide con il re di Germania il peso del governo dello stato”, nell’anno 908 avvia il nipote al sacerdozio, affidandogli l’amministrazione dei beni privati e pubblici del vescovado e dandogli modo di terminare gli studi intrapresi nel monastero.
Ulderico si dimostra particolarmente zelante e saggio, di grande disciplina e di fine spiritualità, meritandosi fin da subito, la stima della sua gente.
Nel primo anno di sacerdozio chiede ed ottiene dallo zio di potersi recare, pellegrino, a Roma. Durante la permanenza nella città eterna apprende la notizia della morte dello zio Adalberone. Per Ulderico è come perdere per la seconda volta il padre, tanto gli era affezionato. Il papa Sergio III°, estimatore del vescovo appena scomparso, desidererebbe nominare Ulderico quale successore nella cattedra episcopale di Augusta, carica che Ulderico rifiuta garbatamente sia per umiltà sia per la consapevolezza della propria giovane età e della responsabilità che questo onere avrebbe significato.
Il pontefice, accettando il diniego, profetizza tuttavia a Ulderico che ciò che oggi rifiuta gli sarà comunque affidato in avvenire con l’unica differenza che probabilmente in avvenire troverà la diocesi in una situazione molto più difficile ed economicamente più povera di quanto non lo sia al presente.
Per quattordici anni Ulderico rimane in disparte, accudendo alle necessità della sua famiglia e prendendosi cura della madre e dei beni paterni, fino a che nel 923, alla morte del vescovo Hiltino, all’età di trentatre anni, la popolazione di Augusta e lo stesso re di Germania Enrico I° (l’Uccellatore) lo designano Vescovo; la consacrazione avverrà il 28 dicembre di quello stesso anno.
Nel primo anno di sacerdozio chiede ed ottiene dallo zio di potersi recare, pellegrino, a Roma. Durante la permanenza nella città eterna apprende la notizia della morte dello zio Adalberone. Per Ulderico è come perdere per la seconda volta il padre, tanto gli era affezionato. Il papa Sergio III°, estimatore del vescovo appena scomparso, desidererebbe nominare Ulderico quale successore nella cattedra episcopale di Augusta, carica che Ulderico rifiuta garbatamente sia per umiltà sia per la consapevolezza della propria giovane età e della responsabilità che questo onere avrebbe significato.
Il pontefice, accettando il diniego, profetizza tuttavia a Ulderico che ciò che oggi rifiuta gli sarà comunque affidato in avvenire con l’unica differenza che probabilmente in avvenire troverà la diocesi in una situazione molto più difficile ed economicamente più povera di quanto non lo sia al presente.
Per quattordici anni Ulderico rimane in disparte, accudendo alle necessità della sua famiglia e prendendosi cura della madre e dei beni paterni, fino a che nel 923, alla morte del vescovo Hiltino, all’età di trentatre anni, la popolazione di Augusta e lo stesso re di Germania Enrico I° (l’Uccellatore) lo designano Vescovo; la consacrazione avverrà il 28 dicembre di quello stesso anno.
Da quel momento e per cinquanta anni Ulderico sarà l’insigne custode sia del cammino spirituale della popolazione e del clero, sia il difensore coraggioso e avveduto della città di Augusta e del territorio limitrofo.
La sua opera di zelante Pastore della Diocesi fu stimata e apprezzata, ma a questa ben presto si dovette aggiungere anche una sapiente opera di mediazione e di lungimiranza politica. Le tensioni tra il re di Germania, Ottone I, e suo figlio Luitolfo, duca degli Alamanni, che vorrebbe usurpare il trono del padre, trovano in Ulderico un fedele e coraggioso difensore della legittimità del re, subendo così le ire del duca che spedisce il conte palatino Arnoldo contro il Vescovo e la città di Augusta. Alla fine Arnoldo ebbe la peggio e la accorta diplomazia di Ulderico ottenne la conciliazione tra il re Ottone I e suo figlio, che avvenne ufficialmente a Illertissen nel 954.
Appena in tempo per prepararsi a una minaccia ben più sanguinosa: l’avanzata delle orde barbariche degli Ungari.
Anche in questa vicenda il santo Vescovo si pose al fianco della propria gente ottenendo sia la sconfitta dell’avversario, ma soprattutto facendosi carico della cura delle ferite fisiche e morali del suo popolo, mettendo a disposizione della Diocesi i propri beni per la ricostruzione di quanto era stato distrutto, e soprattutto per la cura degli orfani e degli indigenti.
Ulderico celebrò quella vittoria con un pellegrinaggio a Roma sulla tomba degli Apostoli, come aveva fatto appena sacerdote e come rifarà ormai ottantunenne, l’anno prima della sua morte. Le tombe dei martiri di Roma e la figliale devozione per il successore di Pietro, dimostrarono, se ancora ci fosse stato bisogno quanto grande e quanto profonda era in lui la consapevolezza di essere un umile strumento di Dio incasellato dentro una Chiesa cattolica alla quale egli volle donare il meglio di sé.
La sua opera di zelante Pastore della Diocesi fu stimata e apprezzata, ma a questa ben presto si dovette aggiungere anche una sapiente opera di mediazione e di lungimiranza politica. Le tensioni tra il re di Germania, Ottone I, e suo figlio Luitolfo, duca degli Alamanni, che vorrebbe usurpare il trono del padre, trovano in Ulderico un fedele e coraggioso difensore della legittimità del re, subendo così le ire del duca che spedisce il conte palatino Arnoldo contro il Vescovo e la città di Augusta. Alla fine Arnoldo ebbe la peggio e la accorta diplomazia di Ulderico ottenne la conciliazione tra il re Ottone I e suo figlio, che avvenne ufficialmente a Illertissen nel 954.
Appena in tempo per prepararsi a una minaccia ben più sanguinosa: l’avanzata delle orde barbariche degli Ungari.
Anche in questa vicenda il santo Vescovo si pose al fianco della propria gente ottenendo sia la sconfitta dell’avversario, ma soprattutto facendosi carico della cura delle ferite fisiche e morali del suo popolo, mettendo a disposizione della Diocesi i propri beni per la ricostruzione di quanto era stato distrutto, e soprattutto per la cura degli orfani e degli indigenti.
Ulderico celebrò quella vittoria con un pellegrinaggio a Roma sulla tomba degli Apostoli, come aveva fatto appena sacerdote e come rifarà ormai ottantunenne, l’anno prima della sua morte. Le tombe dei martiri di Roma e la figliale devozione per il successore di Pietro, dimostrarono, se ancora ci fosse stato bisogno quanto grande e quanto profonda era in lui la consapevolezza di essere un umile strumento di Dio incasellato dentro una Chiesa cattolica alla quale egli volle donare il meglio di sé.
La fama della sua santità deve essere stata ben fondata se alla sua morte, avvenuta il 4 luglio del 973 la gente cominciò subito a chiedere ed ottenere grazie attraverso la sua intercessione, tanto da convincere il vescovo Luitolfo, suo terzo successore alla cattedra di Augusta, ad intraprendere una operazione allora inusuale: la raccolta ponderata e verificata di tutti i miracoli e i prodigi che venivano attribuiti alla intercessione di Ulderico. Questo materiale fu portato a Roma e sottoposto il 31 gennaio del 993 al vaglio del Pontefice, Papa Giovanni XV, e dei Cardinali riuniti nel Sinodo Lateranense. Dopo la lettura e la valutazione di quanto esposto, con il parere positivo del Santo Padre, dei Cardinali e dei Diaconi e Arcidiaconi presenti, di lì a qualche giorno, il 3 febbraio, venne proclamata, con una Bolla pontificia, la santità di Ulderico. E’ stato il primo santo ad essere proclamato dopo un “processo” canonico, e da quel momento ogni altra canonizzazione seguirà questo iter.
fonte: santiebeati.it