Precedentemente attribuito al Pilacorte, il BATTISTERO , datato 1541, invece opera di un seguace del famoso lapicida. La stilizzazione del motivo ornamentale, i tagli decisi dei musi dei leoni, la spartizione delle criniere dimostrano una interpretazione personale dell’arte del maestro. Le portelle, dipinte ad olio, molto simili a quelle del Duomo di San Marco, vengono attribuite dai critici alla bottega del Calderari. Esse raffigurano:

la nascita di S, Giovanni Battista, dono di Dio a Zaccaria ed Elisabetta

la predicazione di S, Giovanni Battista, uomo del deserto e precursore del Cristo

Il battesimo di Cristo

il banchetto di Erode, il decapitato nella cornice del banchetto di Erode.
La pittura stata rimessa in bella luce dall’intelligente restauro di Giancarlo Magri.

Il fusto tutto tondo poggia su una base su cui poggiano quattro leoni che sorreggono il catino, nella parte superiore ci sono alcune foglie d’acanto e la scritta “Omnes purificamur aqua et Spiritu”( Siamo purificati tutti con l’acqua e con lo Spirito”) sulla fascia del catino.

Alla sommità scolpito un angelo di pietra, pesante e grezzo, sulla base del quale c’è scritto ” In tempo de ser Odoricho et Batista del sut chamerari et Bernardin de B’tolus…..XXXXI (15-41)

La suddetta scritta testimonia che il battistero non può essere stato fatto da Giovanni Antonio Pilacorte perchè egli morì nel 1531.